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I MARINOTI DI SICILIA

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"IL GATTOPARDO"

Un film di Luchino Visconti

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GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA

                  (Palermo, 23 dicembre 1896 – Roma, 23 luglio 1957)

La Sicilia del Gattopardo di Ugo Gregoretti - 1960

 

Giuseppe Tomasi fu:

 

·         11° principe di Lampedusa.

 

·         12° duca di Palma.

 

·          Barone di Montechiaro.

 

·          Barone della Torretta.

 

·          Grande di Spagna di prima Classe.

 

Titoli acquisiti il 25 giugno 1934 alla morte del padre.

 

Nacque a Palermo il 23 dicembre del 1896, figlio di Giulio Maria Tomasi (1868-1934) e di Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò (1870-1946).

 

Partecipò alla guerra come ufficiale d'artiglieria e nella disfatta di Caporetto catturato dagli austriaci, che lo imprigionarono in Ungheria. Riuscì a fuggire, tornò a piedi in Italia.

 

Partecipò alla guerra come ufficiale d'artiglieria e nella disfatta di Caporetto

 

 Dopo le sue dimissioni dal Regio Esercito con il grado di tenente, ritornò nella sua casa in Sicilia, Nel 1934 morì Giulio Tomasi, e così Giuseppe ereditò il titolo. Nel 1940 venne richiamato alle armi, ma, essendo a capo dell'azienda agricola intellettuali, dei quali facevano parte Francesco Orlando e Gioacchino Lanza di Assaro. Con quest'ultimo instaurò un buon rapporto affettivo, tanto da adottarlo qualche anno dopo. Da quel momento in poi Gioacchino Lanza fu chiamato Gioacchino Lanza Tomasi.

 

Nel 1957 gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni; e morì a Roma il 23 luglio del 1957 lontano da casa come il Principe Salina il protagonista del suo romanzo “Il Gattopardo” . 

 

 Opere

 

Il Gattopardo, Milano, Feltrinelli, I ed. novembre 1958; nuova edizione riveduta sul manoscritto a cura di Gioacchino Lanza Tomasi, Milano, Feltrinelli, 2002.  La spedizione della prima copia (una versione ancora parziale) avvenne il 24 maggio del 1956 da Villa Piccolo, indirizzata al conte Federico Federici della Mondadori Tuttavia, gli editori Arnoldo Mondadori Editore e Einaudi rifiutarono.  Elio Vittorini, allora consulente letterario per Mondadori e curatore della collana I gettoni per l'Einaudi, il quale lo bocciò per entrambe le case editrici rimandandolo all'autore. L'avventurosa pubblicazione, infatti, avvenne solo dopo la morte dell'autore. 'ingegner Giorgio Gargia, paziente della baronessa Alexandra Wolff Stomersee, la moglie psicoanalista di Tomasi, si offre di consegnare una copia a una sua conoscente, Elena Croce. La figlia di Benedetto Croce lo segnala a Giorgio Bassani, da poco divenuto direttore della collana di narrativa I Contemporanei per la Giangiacomo Feltrinelli Editore, Bassani ricevette dalla Croce il manoscritto incompleto, ne comprese immediatamente l'enorme valore, e nel febbraio 1958 volò a Palermo per recuperare e ricomporre il testo nella sua interezza: decise subito di pubblicare il libro, che uscì l'11 novembre dello stesso anno, curato da Bassani. Nel 1959, quando ricevette il premio Strega, la tiratura aveva raggiunto in solo otto mesi le 250 000 copie, divenendo il primo best seller italiano con oltre centomila copie vendute.

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